Mi domandano: ‘Quanto?’, come se fossi un tassista. Vorrei rispondere loro: ‘Quanto vale la tua vita per te?’
«Durante la mia permanenza mi sono preso cura di centinaia di persone malate che erano state dichiarate incurabili dalla medicina moderna.
Queste persone si erano sottoposte a lunghi anni di terapie e avevano speso molto denaro. Questo sforzo mi è costato un migliaio di ore di tempo e ha richiesto un’infinita responsabilità. Tuttavia, ho offerto i miei servigi con grande piacere e gratitudine.
E’ un grande onore per un forestiero essere richiesto per un consulto quando c’è sofferenza e forse una vita in gioco. Molte di queste persone hanno semplicemente detto “grazie” alla fine del consulto. Mi piacerebbe aver detto a mia volta “grazie tantissimo”.
Stranamente, alcuni di loro hanno chiesto: “Quanto le devo?”. Questa espressione ha avuto su di me un impatto triste e spiacevole; ho percepito una diplomatica cordialità che suonava meccanica, effimera e molto superficiale.
Come alcuni di voi forse sanno, il mio consulto è completamente creativo. Ha inizio con una diagnosi fisica, mentale e spirituale che eseguo in un batter d’occhio. Essa è troppo semplice per coloro che sono abituati ai complicati metodi di diagnosi occidentale. E’ così semplice che ho capito di dovere apparire più solenne, e così esamino le mani alla maniera di coloro che leggono il palmo della mano.
Come ho detto, ciò si fa in un battito di ciglia. Vedo negli occhi e nel volto lo squilibro attuale, la vita precedente, la vita futura, e il pericolo che si sta avvicinando. La parte che richiede più tempo è l’ascolto delle lunghe storie di sofferenza, scontento ed egoismo. Poi devo illustrare la selezione, la preparazione e l’appropriato consumo di cibo bilanciato. Tutto questo richiede almeno un’ora.
Così il mio consulto è una lezione su misura di filosofia dialettica e della sua applicazione pratica per una persona del tutto estranea a medicina, nutrizione, biochimica e filosofia estremorientale. Com’è difficile e pericoloso! Perchè? Perchè, soprattutto, le persone malate sono egoiste. Essendo il loro giudizio molto basso, il loro punto di vista è sempre esclusivo e ribelle. Sono semplicistiche, credulone, sentimentali e ingorde. Spesso sono meschine e scettiche. Inoltre, molte non hanno buoni ricordi e non riescono a concentrarsi. Tutto ciò deriva da una comprensione superficiale che è la vera causa della loro infelicità. Devo compiere grandi sforzi per aiutarle a comprendere questa causa fondamentale.
Si tratta di una prova estremamente difficile e delicata, specialmente per uno che si esprime in un linguaggio straniero. Se questa comunicazione è povera, ciò può significare la differenza tra la vita e la morte.
Io mi impegno con tutto il cuore per salvare queste anime condannate come incurabili e abbandonate a morire, naufragate negli abissi della sofferenza. E loro mi domandano: “Quanto?”, come se fossi un tassista.
Che villania! Che bizzarra mentalità! Quale incomprensione!
Sarei tentato di rispondere loro: “Quanto vale la tua vita per te?”»
[G. Ohsawa – Jack e Mitie in Occidente, 1956]
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Grazie
Grazie a te Lara!
Grazie mille
è vero, le persone ammalate sono egoiste…. e le persone egoiste si ammalano….
PS . ma Oshawa fumava le sigarette?
Sì Alessandra, Ohsawa fumava. A suo avviso il fumo di sigaretta, in quantità misurata, aveva un effetto potenzialmente benefico in quanto yanghizzante e dunque contrastante le tendenze espansive (Yin) dell’organismo, magari dovute a errori alimentari.
Pochi sono pronti a cambiare davvero dinanzi ad una malattia: si preferisce assumere farmaci su farmaci piuttosto che modificare quell’ aspetto di se che li ha fatti ammalare.