[blockquote author=”Samuel Butler – Erewhon – cap. X”] «Ecco quello che venni a sapere. In Erewhon, se qualcuno si ammala o è indisposto o invecchia precocemente prima dei settant’anni viene citato a giudizio dinanzi a una giuria di suoi concittadini e, se riconosciuto colpevole, è additato al pubblico disprezzo e condannato più o meno severamente a seconda del caso.
Le malattie si dividono in trasgressioni minori e in crimini veri e propri, come i reati da noi; una malattia grave viene punita duramente, mentre chi ha un difetto di vista o di udito, purchè abbia compiuto i sessantacinque anni e sia sempre stato sano come un pesce, è passibile solo di una multa o, se non la paga, della prigione.
Chi invece falsifica un assegno, dà fuoco alla casa, ruba o commette una qualsiasi altra azione da noi ritenuta criminale, viene portato all’ospedale e assistito con ogni cura a spese dello Stato; oppure, se ha soldi, avverte gli amici che è stato colto da un grave attacco di immoralità; proprio come facciano noi quando ci ammaliamo; e gli amici accorrono a trovarlo premurosissimi, e gli chiedono con interesse come gli sia accaduto, quali siano stati i primi sintomi, e via di seguito, domande a cui lui risponde a cuore aperto: per gli Erewhoniani, infatti, una cattiva azione, benchè sia da deplorare (come per noi è da deplorare una malattia) in quanto rivela indubbiamente una deviazione grave in chi la compie, è tuttavia solo il risultato di una disgrazia prenatale o postnatale.
Lo strano è, però, che mentre giustificano i difetti mentali attribuendone la colpa a un carattere o a un ambiente sfortunati, essi non vogliono sentir parlare di sfortuna in quei casi che in Inghilterra suscitano solo compassione e solidarietà umana.
La cattiva sorte, di qualsiasi genere, persino l’essere vittima di un’ingiustizia, è considerata una colpa contro la società perchè sentirne parlare mette la gente a disagio.
La perdita del patrimonio o la scomparsa di un amico carissimo che ci fu di grande aiuto, vengono così puniti con uguale severità della malattia.»[/blockquote]
Samuel Butler era uno scrittore inglese del 1800, famoso soprattutto per il romanzo Erewhon, è un’opera considerata satirica ma che è molto di più. Nascosto dietro la trama di un viaggio in una terra ignota e sconosciuta, si cela il rovesciamento di tutto il sistema di credenze consolidato al tempo di Butler, e direi anche oggi, sull’organizzazione sociale ma anche sull’uomo. Erewhon non è altro che l’inversione di Nowhere, in nessun luogo, e direi che curiosamente l’inversione non fa altro che enfatizzare il fatto che in realtà nowhere – cioè Erewhon – è ovunque, è dietro il velo del nonsenso eretto a regola, delle convenzioni del sapere costituito che occultano la vera conoscenza.
Non voglio sciuparvi la lettura di questo libro prezioso, e peraltro famosissimo, raccontandovi i particolari. Dirò soltanto che questa regione remota, in cui fortunosamente arriva il protagonista della storia, è – agli occhi dell’uomo comune – una sorta di paese dell’incontrario. Ad Erewhon i delinquenti finiscono in ospedale e i malati finiscono in prigione. Non chiedetemi perché: leggete il libro.
Dirò che “gli erewhoniani”, che danno il nome al mio blog, sono coloro che cercano di vedere il mondo e il mondo all’incontrario nello stesso momento, pronti a mettere in discussione sé stessi, il sapere e ogni e qualunque maestro perché desiderosi di una costante evoluzione.