Lo ammetto. Ho un debole per il manuale di macrobiotica di Bruno Sangiovanni. Non che non abbia i suoi difetti, alcuni anche molto rilevanti (tutti abbastanza propri della “scuola francese” di Levy da cui proviene l’autore). Ma c’è così tanto bisogno di trasmettere il pensiero originale di Georges Ohsawa, in questi tempi di macrobiotica in crisi di identità, che possiamo passare sopra quel che manca o non va bene e concentrarci su quanto di buono ha da offrirci.
La prima cosa che voglio chiederti è: come ci si sente ad aver scritto il più macrobiotico libro di macrobiotica dopo Ohsawa?
E’ il più macrobiotico libro di macrobiotica dopo Ohsawa? Me lo sono riguardato poco fa, e devo dire che sì, confermo, è molto macrobiotico. Ma non per la parte di mio che ci ho messo, ma perché in quel testo è Ohsawa che parla. Sono le sue parole che danno il senso macrobiotico autentico. Parole, concetti, conoscenze, ecc. che a rileggerle commuovono e ispirano per la loro profondità e la loro forza. Ecco perché è il più macrobiotico.
La mia parte è stata il tentativo di veicolare la struttura del metodo e anche le parole stesse di Ohsawa. Senza dimenticare tutto quello che ho visto, conosciuto e sperimentato a Cuisine et Santè attraverso Renè Levy.
Quanti lo avranno letto e su quanti le parole di Ohsawa avranno fatto presa? Chissà! Di sicuro su quelli (non tanti) che comprendono che Ohsawa rappresenta la fonte pura e originale e incorruttibile della macrobiotica. Per tanti altri, come ben sai, Ohsawa non è tanto conosciuto, o riconosciuto; non so cosa abbiano pensato del mio libro.
So che per qualcuno il libro è stato di forte ispirazione per rinforzare idee, o pratica, o ancora per addentrarsi nella via. So per certo che a qualcuno è servito per cambiare veramente la vita… incredibile!
Ma il motivo è che lì dentro c’è la forza di Ohsawa e del suo discepolo Renè. Questa è la verità.
[blockquote align=”right” author=””]Perchè i taoisti non disdegnano Lao Tzu come fanno i macrobiotici con Ohsawa? Forse sono più coerenti, fedeli e intelligenti dei macrobiotici.[/blockquote]
In Italia la possibilità di accedere all’insegnamento di Ohsawa è praticamente uguale a zero. Dei suoi testi non c’è traccia, tranne il vecchio Zen Macrobiotics, che da solo, fuori da ogni contesto, non è che può fare più di tanto.
Lo scopo del mio libro era offrire una possibilità in più e per certi aspetti nuova ai conoscitori o ricercatori.
Certo, senza dimenticare quello che diceva Renè Levy alle centinaia di richieste che gli arrivavano normalmente, di scrivere e pubblicare la sua storia, le sue esperienze, bla, bla. La risposta invariabilmente era…”non scrivo nulla, perché tutto è già stato scritto”. Metteva nelle mani della gente Zen Macrobiotique e La Philosophie de la Medicine d’Extreme Orient e diceva: “oltre a questo non c’è nulla, cosa devo scrivere?” Grande eh?!
Sono contento comunque di aver portato a termine un lavoro di ricostruzione delle origini, di aver messo in evidenza qual è la struttura autentica del metodo, della macrobiotica. Allo stesso tempo non ho mai pensato di raggiungere chissà quali obiettivi conoscendo i limiti della scrittura o dello studio in assenza della pratica (ecco perché insisto molto nel libro nel raccomandare di andare a Cuisine et Santè). E infine, comunque, mi piaceva l’idea di mettere insieme un lavoro che testimoniasse e ringraziasse chi della macrobiotica, nella forma più pura, ne ha fatto il lavoro della propria vita aiutando concretamente e realmente migliaia e migliaia di persone. Ohsawa per dovere. Renè Levy per affetto.
L’idea del libro è nata da un contatto che avevo preso con la George Ohsawa Macrobiotic Foundation (California) per proporre la traduzione in italiano di un paio di libretti di Ohsawa. La risposta è stata negativa per questioni di diritti, ecc.
Allora ho detto “ma guarda che storia, ma possibile che non ci sia la possibilità di avere a disposizione un testo attraverso il quale conoscere e raccontare un po’ di Ohsawa e la sua visione della macrobiotica? Che metta in circolazione le sue idee, le sue parole, i suoi valori? Va bene, vorrà dire che ci proverò io”. E così è iniziata questa piccola avventura.
Alcuni anni fa ebbi esattamente la tua esperienza con la Ohsawa Foundation, e per questo problema dei diritti dissi al presidente: “Va bene, pazienza per i libri in francese, ma lo Zen Macrobiotics è nato in inglese e qui in America. Dammi i diritti, che possedete voi, per l’edizione ampliata che in Italia è sconosciuta, e facciamo conoscere meglio Georges Ohsawa nel mio paese!”.
Mi rispose che ci avrebbe ragionato a mi avrebbe scritto. Non si fece più sentire.
Perchè sembra che di George Ohsawa importi di più a me e a te della George Ohsawa Foundation?
Non credo che alla GOMF importi poco di Ohsawa, o per metterla in battuta che importi più a te e me. In realtà, gli unici che hanno fatto una vera attività di diffusione quantomeno dei testi di Ohsawa, e non solo, sono loro. Almeno io non ne conosco altri.
La questione credo sia complicata per tutte queste storie di diritti incrociati, in particolare su Zen Macrobiotics.
Penso anche che abbia a che fare con i diritti di alcuni (4 o 5) libri di Ohsawa che Pianesi detiene, e che pubblica e vende attraverso il Punto Macrobiotico. E’ un peccato che non siano, come dire, “liberalizzati” e reperibili in libreria.
Comunque la si giri, la conclusione è che in Italia difficilmente si possono trovare i testi di Ohsawa.
Prova a dare una tua definizione di macrobiotica.
Non penso che la macrobiotica sia definibile. Forse può essere raccontata con proprie parole, solo dopo averla provata in concreto oltre che studiata. Dipende dal vissuto individuale.
Una volta un’associazione qui nel milanese aveva invitato Renè a tenere una conferenza sulla macrobiotica durante un convegno. Lui mi aveva detto di non aver tanta voglia di farsi viaggio e conferenza, così ha chiesto a me di andare. Io con qualche vaga apprensione gli dissi: “si va bene, ma che gli dico a questi?”. La risposta fu: “Non devi dire niente di speciale, niente teorie o definizioni o cose del genere; ti presenti con 1 kg di riso integrale e un pacco di sale, e dici che questo è tutto quello che serve, saluti e arrivederci”. Sì, certo, siamo sul filo delle battute e del divertimento, ma c’è molta più sostanza di quella che sembra in questo paradosso. E aiuta ricordarlo.
[blockquote align=”none” author=””]Rene Levy mi disse: “Devi parlare di macrobiotica alla conferenza? Non dire niente di speciale, niente teorie o definizioni: ti presenti con 1 kg di riso integrale e un pacco di sale, e dici che questo è tutto quello che serve, saluti e arrivederci”[/blockquote]
Posso dirti che cos’è stata per me la macrobiotica. Il più grande regalo, il più grande tesoro che io abbia mai ricevuto in tutta la mia vita.
E’ l’unico percorso, l’unica via che oltre alla teoria fornisce il mezzo – quotidiano – per praticarla (cibo e alimentazione). E’ studio e conoscenza della filosofia e medicina tradizionale dell’Estremo Oriente, dell’Ordine dell’Universo, del Principio Unico Yin-Yang, matrice di tutte le filosofie e religioni universali. Non ho mai trovato nulla di così affascinante come la comprensione e la verità di tutte queste cose, e della loro sperimentazione nella vita quotidiana.
Con la bussola dello Yin e dello Yang ogni cosa trova una spiegazione, e approfondire questa conoscenza e applicarla è un arricchimento e divertimento incredibile. Provare per credere.
L’applicazione dei principi si realizza sul piano dell’alimentazione, e questo è qualcosa che ciascuno di noi può praticare in totale autonomia, quotidianamente, tutti i giorni e se vuole tutta la vita. Con effetti strabilianti sulla propria salute fisica e mentale.
Quale altra “filosofia” trova la sua realizzazione pratica su un piano così concreto e quotidiano?
Ma non è un ridurre tutto a cibo, cotture, preparazione, che sono peraltro parti fondamentali. C’è una grande filosofia, la cosmologia e le leggi universali, solo per fare qualche esempio. Esiste qualche verità più verità delle leggi universali così come le riporta Ohsawa? “Ogni cosa che ha un inizio ha una fine” – “Ogni fronte ha un retro” – “Più grande il fronte più grande il retro”. Solo la comprensione di questi tre principi ridisegna completamente l’orizzonte.
E le “sette tappe del Giudizio”? Le abbiamo lette e comprese veramente? Quante cose possono spiegare? E “vivere parvo”? E il valore della “gratitudine”? E via, via così.
Tutto questo non è fine a se stesso, ha uno scopo principale, fondamentale: raggiungere la “gioia di vivere”. E’ la gioia di vivere lo scopo ultimo della macrobiotica, gioia che ovviamente parte da una condizione fisica e mentale praticamente perfetta, condizione che la macrobiotica può garantire. Chi arriva qui, vive in uno stato di grazia. Quanti sono? Pochi, pochissimi. Ma questo non toglie il valore, la ricerca, e il provarci.
Questa è l’unicità, l’esclusività e la grandezza della macrobiotica. Ma come appunto ci insegna la stessa macrobiotica… più grande il fronte, più grande il retro. E infatti tutto questo è, al contempo, il tallone di Achille della macrobiotica. L’insieme non è semplice, richiede grande applicazione e grande amore, e tanta pratica. Una faccenda che può diventare alla portata di tanti solo se chi trasmette ha l’esperienza, la capacità e il carisma per rendere semplice e facilmente comprensibile il tutto. Altrimenti sono guai.
Nel mio e-book La Maledetta Macrobiotica dei Miracoli descrivo la parabola discendente, che definisco una progressiva corruzione, della macrobiotica nel volgere dei pochi decenni successivi alla morte del suo fondatore. Qual è la tua opinione sulla macrobiotica post-Ohsawa?
Il motivo della parabola discendente, secondo me, ha a che fare esattamente con quello che ho appena finito di dire: il tallone di Achille. Per superarlo occorrono super maestri e allievi supervolenterosi.
Oltre a ciò, gli allievi di Ohsawa che hanno proseguito la diffusione dell’insegnamento e della pratica erano pochi. Credo che quelli bravi e in grado di farlo fossero una dozzina, più o meno. -Tra questi quelli che noi italiani abbiamo potuto leggere, forse qualche volta ascoltare, sono sostanzialmente tre: Micho Kushi, Herman Aihara, Renè Levy, e per chi conosce un po’ il mondo francese (forse) Francoise Rivière. Erano certamente tra i migliori della dozzina.
Tutti hanno fatto un gran lavoro e dedicato la vita intera alla macrobiotica, ma purtroppo con dei limiti strutturali rispetto alla diffusione, italiana in particolare. Aihara è stato mandato negli USA costa ovest, Kushi su quella orientale. Lontani dall’Europa. Rimaneva Levy in Francia, con buona attrazione per gli spagnoli e meno per l’Italia. Rivierè non credo si sia mai impegnata fuori dalla Francia. Per l’Italia c’era Pianesi (anche se non so quale sia stata la sua conoscenza personale con Ohsawa), un altro caso, peraltro di successo notevole, di costruzione di una storia personale, che fa testo a parte. Più avanti è arrivato Martin Halsey, bravo ed esperto istruttore, fondatore della Sana Gola di Milano. Ho fatto tutti i suoi corsi all’inizio, è bravo e preparato. Ma lui arriva da Kushi, lontano dall’essenza, dalla purezza e dalla potenza della semplicità originale.
Per quanto riguarda il contenuto dell’insegnamento degli allievi d’oltreoceano, la conservazione delle origini si è via via assottigliata. Aihara (secondo me molto fedele e rispettoso delle origini) era sperduto in California. Il più prolifico di tutti, Kushi, ha sviluppato una sua “scuola personale”, allontanandosi molto dalla semplicità e dal rigore della via originale. E’ probabile che questo sia stato necessario per risultare più attraente rispetto alle abitudini e aspettative degli americani, ma il risultato finale non cambia. Gli altri a noi più vicini (Italia), pure. Così, rimane il fatto che nei testi, nelle conferenze, ecc. di Kushi & company, Ohsawa compare solo “di striscio” in poche righe o poche parole. Ovvio che questo ha eclissato la storia di Ohsawa.
Rimane Levy, autentico “guardiano del tempio” che ha mantenuto intatta negli anni la purezza. Una cosa, a testimonianza di questo, mi ha sempre colpito di Renè. Ogni volta, sempre, quando faceva una affermazione, questa non appariva mai come sua personale creazione. Lui si riferiva invariabilmente a Ohsawa: ”Ohsawa diceva” era la sua premessa. E questo ti dice quanto rispetto e riconoscenza aveva per il suo Sensei, ancora 50 anni dopo. E con che livello di fedeltà e correttezza è riuscito a tenere la barra al centro per anni e anni. Insegnando la teoria, abbinando la pratica quotidiana a Cuisine et Santè.
C’è dell’altro. Rimanere nella via, studiare, praticare, insegnare, cucinare, aiutare la gente, ecc. ecc. richiede qualità eccezionali. Occorre farne il proprio lavoro, e in un mondo dove tutto, qualsiasi cosa, ogni giorno e in ogni momento è contrario alla macrobiotica…beh dobbiamo essere realisti e riconoscere che la macrobiotica nella sua accezione originale, non è proprio cosa per tutti. Al contrario.
[blockquote align=”center” author=””]La dieta numero 7 di Ohsawa è un’esperienza sensoriale e spirituale. E’ il battesimo del sangue. Ma se ne può parlare soltanto quando la si è provata.[/blockquote]
Georges Ohsawa confidò in una diffusione di massa della pratica macrobiotica. A tratti, però, emerge nei suoi scritti la chiara consapevolezza che questa disciplina potrà essere compresa soltanto da una èlite. Come la vedi?
Penso che un po’ sia così, che dopo tanti anni di lavoro, di entusiasmo, di fiducia incrollabile nel metodo, sia arrivata qualche delusione. Nonostante anni di studio, pratica e partecipazione da parte delle persone che lo seguivano, lui si rendeva conto che smantellare le abitudini, le debolezze, l’arroganza della gente era impresa difficile. Non che non lo sapesse, lo sapeva bene, ma in fondo da qualche parte penso che si aspettasse qualche cosa di più.
Come dicevo, non è cosa da tutti. Questo è il retro della macrobiotica. Se si vuole farne fino in fondo qualcosa di ben oltre un regime alimentare (peraltro magnifico), occorrono doti non comuni. Ti faccio un esempio di quello che intendo.
In estate, specie in agosto, Cuisine et Santè si riempie, è tutto occupato. Ci stanno una ottantina di persone. Tanta gente, caldo, tante domande, per la maggior parte sempre le stesse, la cucina da fare, ecc. Un anno, verso ferragosto, eravamo abbastanza stanchi, ma tutto era da portare avanti, Renè imperterrito proseguiva con le sue cose, conferenze, rispondere alle domande, spiegare la cucina, stare dietro ai rompipalle che non mancano mai, ecc…
Lo guardavo mentre spiegava alla gente, per non so quale milionesima volta, come si tagliano le cipolle a regola d’arte rispondendo a domande e osservazioni spesso assurde o fuori luogo. Finito il lavoro, l’ho preso in disparte e ricordo che gli ho chiesto…”mi devi spiegare per favore come fai, dove trovi la forza e l’energia per fare ancora queste cose, ascoltare e rispondere a quelle domande, dopo 50 anni che lo fai”. Si è soffermato un po’ a pensare e poi mi ha detto…”lo faccio perché questo è il mio esame quotidiano, per migliorarmi e andare oltre, più avanti”. Questa è la scuola di Ohsawa, nel caso di Renè penetrata nel più profondo delle cellule. Ricordo che sono rimasto di stucco, ed è qualche cosa che difficilmente scorderò.
Solo per dire che le aspettative di Ohsawa erano probabilmente alte, e che i suoi allievi in grado di rispondere a quelle aspettative potevano contarsi sulla punta delle dita. Immagino che qualche delusione sia stata inevitabile.
[blockquote align=”left” author=””]E’ la gioia di vivere lo scopo ultimo della macrobiotica. Chi arriva qui, vive in uno stato di grazia. [/blockquote]
Nella mia esperienza, nove macrobiotici su dieci non hanno idea di cosa abbia detto Ohsawa, cosa abbia scritto, cosa lo differenzi dai successivi divulgatori, e ciò che è più sorprendente: non gli interessa. Cosa ancora più sconcertante: moltissimi – pur sapendone poco o nulla – lo dileggiano, lo disprezzano o lo considerano “superato”. A cosa si deve a tuo avviso questo curioso atteggiamento? Perchè non fanno così anche i taoisti con Lao-Tzu, i cultori di bioenergetica con Alexander Lowen o i gersoniani con Max Gerson?
Per un motivo o per l’altro, l’unico che ha costantemente fatto riferimento a Ohsawa è Renè Levy, che suggeriva e vendeva i libri di Ohsawa, che raccontava della sua storia personale che ha visto in diretta in dieci anni di collaborazione: “Ohsawa diceva…” era il motto di Renè. In tutte le altre conferenze che ho sentito, visto, non ho mai sentito NESSUNO dire “Ohsawa diceva…” Capisci?!
Per cui, chi ha avuto la chance di stare vicino a Renè ha ricevuto la trasmissione della fonte originale. Gli altri, di Ohsawa sanno poco e niente. Il che è un enorme peccato e forse qualche cosa di ben peggio di un peccato, senza forse. E questo è uno dei motivi, forse il primo, per cui mi sono messo a scrivere il libro.
Dici che alla gente non interessa; è probabile e non mi sorprende dato che non sanno nulla o quasi della storia.
Altri, dici che pur sapendone poco, lo dileggiano, disprezzano e considerano superato? Questo mi sorprende, non saprei dire se effettivamente è così. Se è vero come dici, beh, Ohsawa ci ha insegnato che la peggior malattia, la più dura da far fuori è proprio l’arroganza. E in questo caso di arroganza si tratta.
Perché i macrobiotici non fanno come i taoisti con LaoTzu, ecc.? Questo è un punto interessante, innesca nuove considerazioni, inquietanti. Verrebbe da dire perché i Taoisti e gli altri sono più coerenti, fedeli e intelligenti dei macrobiotici. Sarà mica vero?!
Un anno fa si spegneva Michio Kushi, chiudendo simbolicamente un’epoca già in evidente declino di numeri e di messaggio. Scomparsi tutti i grandi allievi di Ohsawa, quali prospettive vedi per la macrobiotica?
A parte quanto già detto sulla grandezza (il fronte) e sulla difficoltà (il retro), ribadisco solo che in assenza di una profonda comprensione del Principio Unico non si parla più di Macrobiotica, ma di altre cose, interessanti, ma non di macrobiotica. Siccome i grandi maestri non ci sono più, nessuno è più in grado, nessuno ha forza e carisma sufficienti per proseguire quell’insegnamento.
Quella macrobiotica, la Macrobiotica con la M maiuscola, continuerà, non finirà, ma diventerà sempre più cosa per pochi, pochissimi. Prenderanno invece sempre più piede varie forme di vegetarianismo, veganismo e compagnia bella che nulla hanno a che fare con la macrobiotica. Meglio di niente certo, per chi crede nei valori di quel tipo di alimentazione. Ma non c’entra niente con la macrobiotica che è comprensione delle leggi universali, della vita, applicate poi all’alimentazione e alla salute.
Questa è la differenza tra la macrobiotica e il resto del mondo. Questa è la differenza tra il giorno e la notte. Questa è la differenza tra conoscere profondamente Yin-Yang e non saperne nulla.
Il paradosso è che rimarranno sempre più gli altri che si occupano di regime alimentare e basta, e poco e niente di macrobiotica.
Paradosso perché è grazie alla macrobiotica, Ohsawa per la precisione, che il mondo ha conosciuto i cereali integrali, il riso integrale, l’impiego delle verdure, il km. zero, il miso, il tamari, il gomashio, i semi, la zucca okkaido, gli azuki, e tutto il resto.
[blockquote align=”left” author=””]Il movimento vegetariano viene da Ohsawa, e dunque qualsiasi regime alimentare che promuova la rimozione del consumo di cibo animale va bene. A patto di tenere in mano la bussola Yin/Yang.[/blockquote]
Tutto il resto di cui tanti si riempiono la bocca senza sapere nemmeno da dove vengono queste cose e chi le ha portate in occidente sugli scaffali dei primi distributori. Paradosso dei paradossi.
Vero. Mi verrebbe da obiettare che, pur con i loro errori “tecnici”. moltissimi vegani, con la loro attenzione al consumo ecosostenibile, i loro acquisti bio e km 0, l’interesse per prodotti tipici della tradizione macrobiotica e la sensibilità verso la natura e gli altri senzienti, l’attenzione sociale alle povertà del mondo conseguenti a coltivazioni alimentari errate, ecc., sono comunque molto più vicini alle concezioni macrobiotiche rispetto all’uomo comune che mangia “pasta e carne”, inquina e vive immerso in un esasperato individualismo antropocentrico.
Non pensi che la macrobiotica sia un po’ rimasta al palo di fronte allo straordinario successo del movimento vegan anche per la propria incapacità a intercettarne lo sviluppo e a “raccontarsi”? In fin dei conti, Ohsawa alla mano, la macrobiotica nella sua forma migliore è un regime vegano, e quindi parliamo di “fratelli minori”.
Se da parte dei macrobiotici traspare, e ciò è possibile, un senso di superiorità verso i “colleghi-fratelli” vegeto-vegan, questo è sbagliato. C’è un po’ di arroganza da qualche parte, e non deve esserci. Siamo tutti d’accordo sul fatto che ben venga avanti il vegetarianismo e veganismo.
Detto ciò, ci sono alcune cose da dire. Intanto che il movimento vegetariano viene da Ohsawa. Quindi siamo tra noi, siamo nello stesso territorio.
Il punto è che la Macrobiotica autentica si basa sulla comprensione di Yin-Yang, che si è persa tra i vegeto-vegan. Questo è indice di una chiara diversità, e anche di alcuni possibili malintesi per chi pratica ad esempio una dieta vegana stretta. Il motivo per cui la macrobiotica è efficace è perché sulla base vegetariana introduce il fondamentale uso quotidiano del sale e soprattutto dei condimenti salati (miso, tamari, gomashio). Se, come sospetto, la maggior parte dei vegani non conosce il ruolo fondamentale del sale nelle sue diverse forme, ha un’alimentazione gravemente sbilanciata.
Nell’osservare i visitatori nel corso di diversi anni a Cuisine et Santè, ho constatato che l’eccesso di Yin estremo (cioè mancanza di Yang) è una delle principali cause di indebolimento organico: troppo freddo, troppa acidità. Ne ho viste di tutti i colori, e non parliamo dei crudisti che arrivano come dei fantasmi. Dopo qualche settimana di una alimentazione con Yang reintrodotto (cioè con calore reintrodotto), la trasformazione è impressionante. L’eccesso di acidità se ne va, il freddo interno sparisce, persino i capelli bianchi (accumulo di acidità-freddo) ridiventano neri. Visto più e più volte.
Dunque, ben venga il veganismo, ma a patto di non incorrere in errori gravi. Che all’inizio non compaiono, perché la gente viene da alimentazione carnivora e si depura, ma dopo un paio di anni inizia ad avere seri problemi. Qualsiasi regime alimentare che promuova la rimozione del consumo di cibo animale va bene. Tuttavia questi regimi/movimenti attuali non hanno alle spalle un principio guida: le loro teorie riposano sul nulla.
La macrobiotica dovrebbe intercettare i fratelli? Ci vorrebbe una vera organizzazione del movimento macrobiotico che si muove su tutti i piani; peccato che non esiste. E forse è bene che non esista. Il percorso è individuale, lo diceva proprio il nostro Ohsawa.
[blockquote align=”center” author=””]I crudisti arrivano a Cuisine et Santé come dei fantasmi.[/blockquote]
Quando dico che la famigerata dieta numero 7 di Ohsawa, l'”express Satori” come perfettamente la definisci nel tuo libro, non è soltanto un regime curativo ma la forma più alta e nobile di alimentazione macrobiotica mi guardano come un marziano. Lo sono?
Ti guardano come un marziano perché questo, come un’altra infinità di argomenti della macrobiotica, non possono rimanere confinati nelle parole, nella discussione, nella teorizzazione. Se non si accompagnano nella pratica non hanno alcun valore, o poco valore. Questo, per inciso, è il grande insegnamento e la grande esperienza, unica e irripetibile, che si può fare a Cuisine et Santè.
Sì può parlare della 7 solo se poi la si pratica e la si prova, perché è lì che si capisce di cosa si sta parlando.
Se non è così, è un discorso tra marziani. Quando invece si è provata, si è capita. Sono le sensazioni che parlano, il corpo non la mente e i ragionamenti.
Mi sono riguardato il mio capitoletto su Express Satori (il battesimo del sangue) e c’è veramente poco da aggiungere. Per Ohsawa era la via di ingresso, perché si prova da subito il valore e il potere dello stretto necessario, dell’assenza del superfluo. Siccome le pulsioni create da altro cibo vengono spazzate via, non solo il fisico si trasforma, ma anche il pensiero si pulisce e diventiamo lucidi e più presenti. L’esperienza sensoriale è l’assenza di desiderio e bisogno delle cose che consumiamo normalmente, zuccheri e tutto il resto. A cui fa seguito quella più mentale, della calma e della pace.
E’ quindi una esperienza sensoriale e spirituale, in un certo senso. Unica attenzione è chiarire alla gente che praticare il regime 100% cereali non è l’ambizione finale della macrobiotica (anche se possibile). L’ambizione ultima è il contrario, è mangiare tutto ciò che si vuole, quando e come si vuole, perché l’esercizio dell’equilibrio Yin-Yang è così ben acquisito che non ci sono più limitazioni, rigidità, preconcetti, piuttosto che esclusioni.
La tua opinione sullo stato della macrobiotica in Italia.
Quello che penso è quello che ho detto prima. Rimarranno vegeto-vegan-non-so-che-altro. Della macrobiotica si saprà sempre meno, saranno quattro gatti che avranno la curiosità di capire che cosa è, da dove viene, cosa è la filosofia e la medicina tradizionale dell’Estremo Oriente e la sua applicazione al cibo. Che per inciso è la forma più alta della medicina e cura, tant’è che era chiamata la “medicina suprema”. Con il paradosso a cui accennavo prima, e cioè che i vegeto-vegan-bla-bla, non sanno che la maggior parte delle cose che comperano, cucinano, mangiano, arrivano da un piccolo signore giapponese semi-ignorato, conosciuto col nome di George Ohsawa.
Ma non è tutto così negativo come potrebbe sembrare da questa risposta un po’ secca e un po’ amara. Ci sono anche cose buone, che si cerca di fare con quello che si può, adattandosi alle possibilità. Per esempio Franco Berrino (Istituto Tumori) fa un gran lavoro di diffusione, ogni tanto introduce qualche cosa del Principio, che lui conosce bene essendo stato diverse volte da Renè ma non può più di tanto, perché la gente non seguirebbe, e poi lui rimane sempre un medico e deve utilizzare la parte “scientifica” nelle sue conferenze, nei suoi libri. Ci sono anche progetti e tentativi di introdurre una alimentazione più vegetariana nelle scuole, asili, ospedali. E se qualche cosa si riuscirà a fare, non si chiamerà certo macrobiotica, non si otterrà certo parlando di Yin-Yang. Ma bisogna essere realisti, e quindi va bene così.
A un’ora di strada da Cuisine et Santé c’è il Santuario di Lourdes. Che effetto ti fa pensare al pellegrinaggio annuale cinque milioni di malati, che “saltano” l’uscita autostradale che li porterebbe all’isola macrobiotica di Levy per giocarsi la carta della guarigione miracolosa?
Tantissime persone che vanno a Cuisine et Santè, ovviamente approfittano per andare a Lourdes. C’è una specie di processione che una volta la settimana prende e si fa la gita.
Renè Levy diceva che Lourdes è un gran posto, universale e planetario, e che è come se fosse il luogo più deputato per guarire, una specie di casa madre della guarigione.
[blockquote align=”right” author=””]Lourdes è un po’ la casa madre della guarigione. Ma la piccola succursale di René Levy funziona meglio.[/blockquote]
E che la piccola Cuisine et Santè era solo una piccola succursale della grande casa madre. Ma… che la piccola succursale, ahimé, funziona meglio della casa madre e che quindi è più utile una giornata a Cuisine et Santè che una giornata in gita a visitare Lourdes…
E poi diceva che secondo lui c’era una ragione tecnica per i miracoli successi o che succedono.
Diceva che la gente catapultata improvvisamente nella vasca con acqua gelida (estremo Yin) riceve una tale scossa (estremo Yang), che i semiparalizzati si alzano in piedi per questo. Non male. Divertente, senza escludere una quota di verità.
Macrobiotica – La Via Dimenticata per la Salute e la Felicità Il metodo originale di George Ohsawa Bruno Sangiovanni |
Il libro è disponibile anche in formato e-book kindle oppure pdf.