Permettetemi di essere categorico: non c’è nessun motivo al mondo che giustifichi la pratica di picchiare i propri figli, ed è molto triste doverlo ancora ribadire. Potremmo citare gli studi Alice Miller, che fanno testo in proposito, sulle nefaste conseguenze che anche un “moderato” uso della punizione fisica può avere sullo sviluppo psicologico futuro. O potremmo dire, e a me basta, con Carlos Gonzales: “ci sono cose che semplicemente non si fanno”.
“Educare” per mezzo delle botte significa sfiduciare il bambino, stabilire il primato della violenza sul discernimento, inibirne lo sviluppo del giudizio, gettare i semi dell’uomo rozzo di domani, polverizzare il suo rispetto sostanziale verso di noi sostituendolo con un rispetto formale e obbligatorio. Il bambino non vi rispetterà per le botte. Se siete fortunati, potrebbe rispettarvi nonostante le botte.
É molto curioso come tra adulti ci si richiami spesso, di fronte a certi comportamenti (avere il colesterolo alto ma non rinunciare ai pasti gourmandise, o costringere la famiglia al silenzio perché in tv c’è la partita di calcio), esclamando: “Non fare il bambino!”. Infatti nel linguaggio corrente definiamo questi atteggiamenti infantili. In tal modo li qualifichiamo come tipici ed evidentemente giusti e normali nell’infanzia, ma non nell’età adulta. Tuttavia, invece di picchiare gli adulti quando “fanno i bambini”, come sarebbe logica conseguenza, picchiamo i bambini quando fanno i bambini.
Tra i Fiori di Bach, i genitori che picchiano i loro figli hanno bisogno anzitutto di Vine. Se le botte conseguono a eccessi di collera e perdita del controllo occorrerà associare a questo fiore Holly e Cherry Plum.
Se “i miei genitori facevano così con me e io non so come fare per educare diversamente i miei figli” occorrerà associare anche Cerato, il fiore del pensiero indipendente.
Ci sono casi, e sono tanti, in cui un genitore (di solito il padre) è manesco e l’altro (di solito la madre) è protettivo e premuroso. Queste madri spesso oscillano tra il protettivo “non facciamo sapere a papà quello che hai fatto” e il (psicotico-)pedagogico “se non la smetti, appena torna papà gli racconto tutto”.
Non si vogliono condannare qui i genitori che non si sono mai interrogati sul problema, ma aiutare i genitori illuminati – che si trovano anche tra loro – a mettere in discussione una pratica ingiusta e rischiosa.
Il bambino non vi rispetterà per le botte. Se siete fortunati, potrebbe rispettarvi *nonostante* le botte.
Va poi detto che non dobbiamo dimenticare che l’universo delle “botte” si muove su un continuum che va dalla pacca occasionale sul culetto a dosi quotidiane di frustate con la cintura dei pantaloni, o peggio.
In quest’ultimo caso intervenire diventa doveroso. Se nel nucleo familiare c’è una persona di buon senso (tipicamente la madre oppure, se entrambi i genitori sono della stessa pasta, un fratello o una sorella più grandi) potrebbe decidere – e non posso dire che non comprenderei, pur invitandola a muoversi con molta cautela – di procurarsi una boccetta di ciascuno di questi fiori: Vine, Holly, Cherry Plum e mettere nascostamente due gocce di ciascuno, tutti i giorni, nel bricco dell’acqua da bere.
Se la violenza è sostenuta da risentimento e frustrazioni accumulate nel tempo (cioè in altre parole se, come quasi sempre è, si sfogano sul bambino problematiche personali irrisolte) va aggiunto anche Willow. Se siamo di fronte a un padre/padrone che considera i familiari suo esclusivo possesso, aggiungeremo Chicory.
Tratto da:
MANUALE DI FLORITERAPIA PER GENITORI ILLUMINATI: I bambini e i fiori di Bach
di Fabio Procopio
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