Dei miei lunghi studi in naturopatia, tutto quel che in un modo o nell’altro non ho abbandonato è la floriterapia e la Riflessologia Auricolare.
Quanto a quest’ultima, va osservato come spesso le grandi “scoperte” avvengono per caso. L’uomo giusto (lo spirito libero senza preclusioni) a un certo punto si imbatte su una punta affiorante, anziché scansarla ne ricerca le basi, ed ecco l’iceberg.
L’uomo giusto dell’auricoloterapia si chiamava Paul Nogier, medico in Lione, che sul finire degli anni 40 del 1900 iniziò a osservare che un certo numero di pazienti provenienti da una regione della Corsica presentavano una cauterizzazione in un punto specifico del padiglione auricolare.
A domanda, rispondevano che si trattava di una pratica dei guaritori popolari locali per risolvere lombalgie e lombo sciatalgie. Buffo e sorprendente.
Ma più buffo e sorprendente fu per Nogier constatare che questi pazienti asserivano di avere realmente tratto giovamento da questo trattamento.
Paul Nogier, incuriosito, diede inizio a una serie di verifiche, che via via si estesero e diedero vita a una vera e propria disciplina, l’Auricoloterapia appunto, destinata a diventare molti anni dopo – a seguito di ulteriori elaborazioni di Nogier – una vera e propria auricolomedicina.
Il punto rilevato nei primi pazienti è oggi il punto “sciatica” dell’auricoloterapia contemporanea, che conta alcune altre centinaia di punti via via scoperti nel padiglione auricolare. Si individua infatti, nel padiglione auricolare, un riflesso dell’intero corpo umano, e sono stati individuati molti punti, ciascuno dei quali legato a un preciso organo o zona corporea. Es.: il punto “tonsille”, il punto “ginocchio”, “occhi”, ma anche “fegato”, “ovaie”, ecc.
Oltre a questi punti, cosiddetti “somatotopici”, sono stati individuati alcuni punti che assolvono a funzioni di carattere più generale, intervenendo sui meccanismi di omeostasi, sul coordinamento tra gli emisferi cerebrali, ecc. Questi sono i cosiddetti “punti maestro”.
Il numero dei punti varia secondo la scuola. Infatti i cinesi – veri maestri delle riflessologie – colsero al volo l’importanza delle acquisizioni di Paul Nogier e lavorarono alacremente allo sviluppo di questa tecnica, fino a creare un sistema complesso e compiuto. Abbiamo quindi oggi una auricoloterapia “occidentale”, di scuola francese, e una auricoloterapia c.d. “energetica” (che personalmente prediligo), che non si limita al trattamento dei punti somatotopici ma utilizza una serie di punti funzionali direttamente ricollegabili alle funzioni d’organo. Si tratta in sostanza di lavorare sui meridiani energetici per mezzo dei relativi punti auricolari.
L’auricoloterapia rientra quindi nel vasto campo delle tecniche di acupressione, e tra queste è forse la più efficace. Per ragioni difficili da individuare, ma forse correlate alla ricca innervazione del padiglione auricolare, questa tecnica si caratterizza per un’azione rapida e molto incisiva, quasi sempre superiore alle altre tecniche riflessologiche.
Si usano gli aghi? No. La stimolazione dei punti auricolari avviene massaggiandoli con una punta smussa di acciaio, con la possibilità – ove necessario – di prolungare la stimolazione con l’applicazione per alcuni giorni di appositi cerotti.
A cosa serve? Il campo in cui l’auricoloterapia dà spesso i risultati più immediati è il trattamento del dolore, soprattutto ma non solo di tipo osteoarticolare. Ma la gamma di applicazioni è molto più vasta. Possiamo dire che ci sono due usi possibili della tecnica:
- come trattamento “stand-alone”, cioè utilizzato da solo per aggredire disagi molto specifici (ad es. sollievo da una sciatalgia);
- come co-trattamento nel caso di problemi più complessi, nel quale l’auricoloterapia in sinergia con altre metodiche naturopatiche può dare un contributo decisivo.
Un trattamento auricologico richiede circa 30 minuti, con sessioni che si distanziano di norma l’una dall’altra una settimana. I risultati di solito sono tangibili già dalla prima applicazione.